Ecco perchè è saltato l'affare Rinascente
Sono arrivati, silenziosi. Hanno invaso tutti i sistemi bloccando, con la loro inedia, qualsiasi iniziativa. Sono loro e non le beghe della politica ad aver fatto fallire l’iniziativa della Rinascente a Napoli. Per più di un anno ci siamo chiesti cosa fosse accaduto, perché la città abbia perso questa grande occasione. Perché settantatre famiglie hanno perso il sostentamento e perché abbiamo rinunciato ad altri ottanta nuovi assunti; perché non si sono fatti oltre quindici milioni di lavori e perché si è rinunciato a rivalutare una zona semi degradata della città.
Ricordate il classico della fantascienza, quello nel quale dal cielo calavano dei bozzoli nei quali alloggiavano gli alieni? Erano esseri extraterrestri che durante il sonno si sostituivano agli sfortunati abitanti di una cittadina americana. Al risveglio gli alieni avevano preso le perfette sembianze degli umani solo che erano diventati abulici, inetti. Adesso abbiamo capito, sono arrivati anche qui, si annidano dappertutto e non c’è modo di riconoscerli se non per la spiccata caratteristica di far fallire tutte le iniziative che incontrano.
Quando ci incaricarono di occuparci del progetto per la nuova sede della Rinascente a via De Pretis ci informarono subito che il piano “politico” dell’iniziativa era risolto. Sindaco, vicesindaco e presidente della Regione avevano condiviso l’iniziativa. D’altro canto interesse pubblico e privato coincidevano. Era possibile, nell’ambito delle norme, spostare la sede della Rinascente da via Toledo a quella più grande di via De Pretis, rivitalizzando una zona della città, creando investimenti e nuovi posti di lavoro diretti e per indotto. Una volta tanto dei buoni amministratori pensavano al bene della città e dei suoi abitanti. Facemmo così diverse riunioni con il vicesindaco, che prese a cuore la cosa. Si decise che la questione avesse una rilevanza sovracomunale e presso la Regione venne convocata la prima “conferenza dei servizi”. Dopo tanto tempo abbiamo ricostruito che proprio in quella sede abbiamo incontrato i primi alieni. I primi mostri dell’inettitudine e della paralisi amministrativa. Erano annidati negli uffici dell’urbanistica del comune di Napoli. Adesso pensiamo con orrore a come abbiamo fatto a non riconoscerli subito. Basta vedere il palazzo che li ospita a via Diocleziano. Un unico edificio rivestito di vetro: per metà pulito ospita uffici privati, per l’altra parte coperto da uno strato di polvere che non lascia scorgere l’interno. La metà lurida ospita gli uffici comunali dell’urbanistica. Un posto da incubo nel quale nessun essere umano, sindacalizzato o meno, lavorerebbe. Eppure loro sono lì, a decidere del futuro e della paralisi della città. Hanno cominciato con obiezioni che sembravano legittime, normale amministrazione. Poi ci hanno ricordato che le norme per le conferenze dei servizi richiederebbero la convocazione dei diversi “attori” della collettività e ci hanno presentato ai loro “amici” della Regione. Sono comparsi così altri mostri che noi, ingenui, ancora non abbiamo riconosciuto. Eppure anche in quel caso sarebbe stato facile. Solo degli alieni potevano chiederci di scrivere e inviare per conto loro (ci dicevano: “sapete, noi come Regione non abbiamo risorse…”) oltre settanta raccomandate di convocazione e la pubblicazione su due quotidiani nazionali. E noi lì, a invitare, tra gli altri, anche il Club Alpino sempre con l’ottimismo di chi era convinto di essere nel giusto, confortati dal vicesindaco che ci invitava ad andare avanti.
Certo la proprietà mordeva il freno. La Rinascente aveva firmato il compromesso per il nuovo immobile e questo stava per scadere, si trattava di pagare una cifra enorme. Ma le rassicurazioni piovevano dall’alto: era accaduto da pochi mesi che avessimo perso la Coppa America a Bagnoli ma loro ci dicevano: “non vi preoccupate, con Alinghi è stata sfortuna e pregiudizio, per la Rinascente tutto si risolve in pochi mesi”. Allora gli imprenditori hanno comprato il palazzo e ci hanno chiesto di andare avanti. Così abbiamo continuato a combattere contro sempre nuovi mostri e con il passare del tempo abbiamo cominciato a pensare che i politici bluffavano, ci eravamo quasi convinti che per qualche oscuro motivo volessero, loro per primi, il fallimento dell’iniziativa. Abbiamo capito che i politici non c’entravano nulla, semplicemente non avevano compreso e, cosa ancora più grave, non comprendono ancora alle mani di quali mostri hanno affidato la città. Questa è la sola, gravissima colpa, che hanno avuto. Il vicesindaco credeva nell’iniziativa e combatteva assieme a noi contro la macchina burocratica ma gli alieni si stavano organizzando. Per vincere la battaglia avevano bisogno di alleati. Arrivano così due extraterresti con le sembianze di due giovani architette della Provincia di Napoli e il loro capo nei panni dell’assessore/professore. Anche in questo caso non comprendiamo come abbiamo fatto ad essere così ingenui: bastava fare caso al linguaggio, ai modi melliflui, alle facce da inetti paffuti. Hanno cominciato a porre questioni di “maglia strutturale” di standards urbanistici. Tutti argomenti che avevamo già trattato e risolto con gli uffici urbanistici del Comune. Ma questa, abbiamo compreso, è la loro tecnica di paralisi. Quando un tema sembra risolto perché si è concordato con un ufficio la soluzione, ecco che da un altro ufficio arriva un nuovo alieno a porre la stessa questione in altri termini. I mostri, cresciuti negli spazi siderali, arrivati sulla Terra si nutrono della paralisi degli umani, si riconoscono fra di loro per la passione per il cavillo, per il godere del fallimento di qualsiasi iniziativa.
Il resto è storia recente: la politica si è arresa e ha scaricato sugli imprenditori le colpe della rinuncia. Gli imprenditori stanchi e spaventati, dopo oltre un anno di guerre hanno compreso che era inutile combattere. Settantatre lavoratori sono stati licenziati e Napoli non ha più la Rinascente.
E noi? Per tanto tempo abbiamo preferito tacere, incapaci di comprendere. Pensavamo ad un gioco tanto più grande di noi nel quale imprenditoria e politica avevano duellato. Poi, qualche tempo fa abbiamo capito. L’invasione dei mostri della burocrazia, del meno si fa meglio è, sono arrivati, si sono insediati tra gli omini degli uffici pubblici. Loro sono lì, oramai li riconosciamo a vista i tristi figuri della peggiore burocrazia della paralisi. E non li riconosciamo solo dagli abiti sfatti e dal piglio triste. Sono le azioni che realizzano che ci consentono di identificarli.
Avremmo potuto avere a Ponticelli un Palazzo della Musica ed eccoli invece agire, insediati ancora nell’Ufficio Urbanistica e nella commissione edilizia, perché tutto si fermi. La politica trova le risorse per rinnovare il Palazzetto dello Sport ed ecco che un alieno travestito da funzionario comunale fa fallire l’iniziativa. L’allora sindaco Bassolino toglie ai giornalisti il Circolo della Stampa nella Villa Comunale e un manipolo di mostri, con le sembianze di tecnici comunali, dopo dieci anni, riesce a trasformare l’edificio in un rudere. L’amministrazione del famoso Rinascimento Napoletano riesce a costituire una della prime Società di Trasformazione Urbana d’Italia per il recupero di Bagnoli ed ecco che un esercito di mostri riesce a far sì che dopo dieci anni non si sia ancora completata un’opera.
Adesso attendiamo tutti le amministrative, pensiamo che un rinnovamento della politica possa garantire la rinascita della città. Speriamo che, con una nuova classe dirigente, non accadrà più un altro caso Rinascente. Ma se pure rinnoviamo la classe politica dobbiamo comprendere che i mostri restano lì, annidati negli uffici comunali, provinciali, Regionali, della sovrintendenze, pronti a nutrirsi della stasi che riescono a produrre. Ma forse esiste un modo per sconfiggerli. Come per realizzare un esorcismo dobbiamo riconoscerli e urlargli in faccia lo schifo che proviamo per loro. Bisogna ricordargli, ogni volta che li incrociamo, che le nostre tasse servono a pagare i loro stipendi. Dobbiamo ridare alla politica la dignità che gli consenta di sconfiggere, in nome della collettività, i mostri della paralisi. Solo così possiamo liberarci, solo così possiamo ricominciare a credere in questa città.