Napoli un altro sogno Infranto. C'era una volta il Circolo della Stampa

L'ennesimo sogno infranto. Dopo la nuova sede della Rinascente di via De Pretis lasciata naufragare per beghe burocratiche; dopo il fallimento del riassetto della viabilità di via Marina dovuto alle incompetenze del city manager e del commissario straordinario per il traffico (il sindaco di Napoli); dopo il nuovo Palazzetto dello Sport lasciato rudere di se stesso per l'incapacità dei tecnici e degli assessori nel programmare i costi della trasformazione, anche il sogno di una funivia che colleghi il Museo Archeologico Nazionale a quello di Capodimonte viene infranto.

È l'ennesima prova, se ve ne fosse bisogno, dell'inefficienza, dell'approssimazione, della miopia che affligge la classe dirigente napoletana: un assessore della Giunta propone l'idea di realizzare la funivia; la città risponde con disincanto, stanca dei tanti proclami risoltisi poi nel nulla di fatto. Il dibattito, portato avanti sulle pagine dei giornali e in qualche convegno, raccoglie comunque positivi consensi sull'iniziativa. Si dichiarano contrari solo i soliti talebani del vetero-ambientalismo che hanno fatto della pratica del no un mestiere. La Regione finanzia l'idea di bandire un concorso di progettazione con un milione e 348 mila euro affidando alla Eav (holding regionale dei trasporti) la gestione dell'iter amministrativo. Sempre la Regione si dichiara disposta ad inserire nella propria programmazione di fondi europei l'opera finanziandola con 23 milioni di euro. Persino la Sovrintendenza non si dimostra contraria all'intervento. Insomma sembra che Napoli possa davvero sperare in un'opera che risolva almeno in parte i problemi di viabilità ma che, soprattutto, possa rappresentare un rilancio di cui tutti sentono il bisogno.

Ed invece cosa accade? Un consigliere comunale del PD, tale Gennaro Centanni, appartenente allo stesso schieramento dell'assessore che ha proposto la funivia, avanza un ordine del giorno che di fatto boccia il progetto della "funivia dei due musei". E l'Aula cosa fa? Ratifica il documento cancellando per l'ennesima volta il sogno. Napoli non avrà la funivia. Ma come è possibile che lo stesso schieramento, la stessa maggioranza un giorno dica una cosa ed il giorno dopo riesca candidamente a smentirsi? Come è possibile che nessuno senta il bisogno di sbattere la porta e andare via dopo che i suoi stessi compagni non solo hanno vanificato il proprio lavoro ma calpestato i propri sogni?

Quando oltre dieci anni fa Bassolino, allora sindaco, cacciò i giornalisti dalla storica sede del Circolo della Stampa nella Villa Comunale molti ne ammirarono il coraggio. Restituire alla collettività l'edificio era una buona idea

Poi si passò alla signora Iervolino e quello che sembrava dovesse realizzarsi in pochi mesi si bloccò. A distanza di un decennio tutto è ancora fermo: come per la Rinascente, per via Marina, per il Palazzetto dello Sport e per mille altre opere incomplete anche il circolo della stampa restituito alla collettività è divenuto un sogno infranto. Si è dimostrato che non si è riusciti a gestire neanche un piccolo appalto per il restauro di un piccolo edificio. Eppure si trattava di manutenzione ordinaria, i giornalisti avevano lasciato un edificio funzionante che aveva solo bisogno di un piccolo restauro. Era inoltre possibile realizzare il restauro senza alcun costo per la collettività. Molti gestori erano infatti disposti a farsi carico dei costi di restauro in cambio della possibilità di usare per una parte del tempo gli spazi. In molte altre città questa gestione in condominio degli edifici è stata sperimentata con successo. Il Circolo della Stampa è così diventato un rudere. Ma è forse la consapevolezza delle incapacità dell'Amministrazione l'inconfessabile motivo che ha portato Centanni a infrangere sul nascere il sogno della funivia dei due musei. La consapevolezza che se i napoletani sanno sognare, chi li governa vive l'incubo di un quotidiano che non riesce a gestire. Ma la storia di questa città racconta, a meno di brevi periodi, di governatori sempre peggiori del popolo che rappresentano; racconta di governatori che hanno sacrificato all'altare del potere la capacità di immaginare il futuro e di cittadini che hanno rinunciato a lottare per avere governatori migliori.

Ma se è vero che la Storia non si ripete mai uguale a se stessa è anche vero che questa città ha trovato l'orgoglio di sentirsi capitale solo quando i governanti hanno saputo interpretare i desideri del popolo. È quindi un errore grave pensare che si possa governare Napoli impedendole di sognare: si riesce per qualche tempo a gestire (malamente) l'ordinario ma, sempre, la città saprà riconoscersi solo in chi comprende le sue aspirazioni e lavora per realizzarle.


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