Sketchbook – La rappresentazione del progetto

Questo libro rappresenta il tentativo di sistematizzare l’oramai vasto archivio di schizzi che, negli anni, abbiamo prodotto per ideare le nostre architetture. Lo schizzo, inteso come schema, come disegno libero, è la sintesi dello stretto rapporto tra mondo delle idee e realtà, che comunque rimanda ad un tempo ulteriore per la realizzazione di ciò che è pensato e che lo schema disegnato anticipa. Da Leonardo a Le Corbusier a Kahn ogni annotazione di schema grafico rimanda ad una intuizione teorica estremamente sintetica, che poi lo sviluppo del disegno convenzionale di progetto chiarirà e la realizzazione dell’opera verificherà. Ma soprattutto lo schizzo come traccia, come appunto, come segno, capta istantaneamente qualcosa che lentamente è stata mentalmente elaborata e che ancora più lentamente sarà sviluppata dall’esecuzione. Per tratti sintetici ma folgoranti esso dà conto della formidabile elaborazione sintetica che dall’idea consente di passare alla realizzazione: il segno rapido è capace, in quanto segno globalizzante, sintetico, di esprimere figurativamente la dimensione qualitativa del pensiero ed al tempo stesso la portata teorica del significato progettuale. Ogni tratto di uno schizzo, di uno schema lascia depositare, inoltre, una soluzione che è stata scelta tra una infinità di altre possibili, con ciò rendendo verosimile, con abilità sintetica, la capacità di selezionare una molteplicità di soluzioni latenti. Questa selezione è ancora quella che il patrimonio della memoria consente nel rimbalzare dai processi di appartenenza (analisi, conoscenza) a quelli sempre più prossimi alla messa in forma (modificazione, progetto). In sostanza il disegno di uno schema rimanda ad altro da sè che si compirà in un tempo distanziato se si sarà capaci di sviluppare l’idea che esso contiene. Partendo da queste considerazioni lo sforzo di selezionare e raccogliere questi disegni va fatto, prima di tutto, per noi stessi. Ci aiuterà, infatti, a comprendere  se esiste una evoluzione nel nostro processo creativo o se ci stiamo lasciando andare a pericolose autocitazioni, se abbiamo ancora voglia di guardarci attorno, se ci divertiamo ancora. Presentare solo gli schizzi è poi un’operazione intima, non è il semplice rappresentare le architetture che abbiamo costruito, è un denudarsi in relazione alle ambizioni ed ai sogni di cui gli schizzi stessi si fanno portatori. D’altra parte va precisato che nessuno ci aveva raccontato dell’importanza del disegno a mano, di come la fatica del tratto e del callo sul dito medio può modificare il processo creativo, arricchendolo di riflessioni sul controllo del dettaglio e del colore ed imponendo l’esigenza di prodigarsi affinché l’opera realizzata fosse il più fedele possibile all’acquerello che la descriveva. Tutto questo lo abbiamo scoperto da soli, parlando con i committenti, scoprendo che preferivano, alle mirabilie delle simulazioni al computer, i primi delicati schizzi soprattutto per l’immediatezza della comunicazione. Le presentazioni dei progetti si sono così arricchite sempre più di schizzi e prospettive fatte a mano, acquerellate con cura. Alla luce di queste considerazioni raccogliere in un’antologia i nostri schizzi ed acquerelli, superato il terrore di apparire presuntuosi, riteniamo possa servire anche agli amici che, negli anni, hanno creduto nella nostra architettura. Così da diventare una sorta di omaggio alla loro fedeltà, alla fiducia che ci hanno dimostrato affidandoci l’incarico di realizzare le loro ambizioni più remote, rappresentate sempre, in una prima fase, attraverso un piccolo acquerello. Potrebbe infine costituire una sorta di guida per i giovani architetti che ci conoscono e che frequentano il nostro studio, un timido tentativo di avvicinarli ad una pratica così importante, che purtroppo nelle facoltà di architettura nessuno insegna più, a volte per mancanza di volontà, a volte per palese incapacità.


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